Domani inizia per i cattolici di rito ambrosiano la Quaresima, preparazione alla Pasqua del Signore. La prima domenica di quaresima è detta delle ceneri perchè alla fine della messa, in segno di penitenza e purificazione, ogni fedele riceve le ceneri sul proprio capo e risponde all’invito “Convertitevi e credete al Vangelo”. Così, anche per noi inizia il cammino di penitenza e meditazione verso la Santa Pasqua.

Durante la distribuzione delle ceneri, il coro e l’assemblea intonano il canto “Purificami O Signore” il cui testo è basato sul salmo 50.

Vi proponiamo di seguito un video e un breve commento a questo salmo, tratto dal libro “Un cantore medita i salmi”.

Buona lettura e buon ascolto!

Il canto

Una riflessione sul testo del Salmo 50

Si tratta di una delle più belle suppliche di tutto il salterio per la spontaneità e la profondità dei sentimenti che in esso sono espressi.

Noto con il titolo latino di “Miserere”, esso viene fatto risalire a Davide, che lo scrisse quando venne da lui il profeta Natan, dopo che aveva peccato con Betsabea ed aveva mandato suo marito, Urìa, in prima linea a morire in battaglia (cfr. 2Sam. 11-12). Con questa umile preghiera il re, meditando sul suo duplice peccato di adulterio e di omicidio, cerca rifugio nella misericordia di Dio implorando pietà:

“Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia,
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.”

Non crediamo che il nostro peccato sia tanto diverso da quello di Davide! Anzi, magari avessimo noi la stessa umiltà del re che implora il perdono! Chi di noi non ha commesso adulterio, se non “alla lettera”, quantomeno, nelle azioni di ogni giorno, tradendo la fedeltà di Dio e prostituendosi agli idoli di questo mondo (denaro, sesso, potere…)? E chi non ha ucciso un suo fratello, se non “alla lettera”, almeno nel giudizio, che parte quasi automaticamente dal profondo del suo cuore quando si confronta con l’altro? Viene da chiedersi: ho mai mandato un mio fratello a “morire in battaglia”?

Per questo la preghiera di Davide divenne la supplica del popolo di Dio nelle celebrazioni liturgiche. Con essa Israele chiedeva perdono e grazia dopo le sue numerose prevaricazioni, per questo supplichiamo cantando: “Purificami, o Signore, sarò più bianco della neve.”

Con Davide siamo chiamati a dare un nome al nostro peccato, a vederlo chiaramente insieme alle conseguenze ed alla scìa di dolore che esso lascia su questa terra:

“Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi,
contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi io l’ho fatto.”

Questo riconoscimento è un passo indispensabile nel cammino di fede, perché ci fa vedere chi siamo noi veramente, ci illumina sulla nostra natura umana. E questo non per disprezzare noi stessi in senso masochista, ma per aderire alla realtà esistenziale, figlia del peccato originale. Noi commettiamo il male, che non vorremmo compiere (cfr. Rm. 7,19), e non agiamo secondo le urgenze dell’amore reciproco, cui invece vorremmo aderire.

“Così sei giusto nel tuo parlare
e limpido nel tuo giudicare.
Ecco, nella colpa io sono nato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.”

Questo salmo, che la Chiesa canta ogni venerdi nelle lodi mattutine, si addice in particolare alla quaresima ed alla settimana santa. I figli della Chiesa che vengono dal peccato possono, attraverso questa preghiera, attingere la grazia dal sacrificio di Cristo Signore, al quale viene rimesso ogni giudizio e che giudicherà con giustizia.

Egli è la Verità che ti conquista il cuore e la Via che porta al Padre misericordioso, che ti purifica e perdona come figliol prodigo:

“Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell’intimo mi insegni la sapienza
Purificami con issòpo e sarò mondo,
lavami e sarò più bianco della neve.
Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.”

Egli è la Vita stessa donata, grazie all’azione dello Spirito Santo, ai cuori degli umili deboli agli occhi del mondo ma resi ben fermi e saldi nella fede. Solo Dio, per grazia, può cambiare il nostro cuore di pietra, può far risplendere su di noi il suo volto e, attraverso dei piccoli uomini, chiamare così a conversione i lontani. La lode, ispirata dallo Spirito alla nostra bocca, ci permette allora di dire:

“Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non respingermi dalla tua presenza
e non mi privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.

Insegnerò agli erranti le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
Liberami dal sangue, Dio, mia salvezza,
la mia lingua esalterà la tua giustizia.

Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode;
poiché non gradisci il sacrificio
e, se offro olocausti, non li accetti.”

Il sacrificio gradito a Dio, ben più dell’olocausto di animali, è quello del nostro cuore  affranto ed umiliato. Le ultime parole del salmo ci ricordano che solo colui che è stato purificato dai suoi peccati, attraverso il Sacramento della Riconciliazione, può presentarsi all’altare per offrire il sacrificio di lode e di ringraziamento, cioè l’Eucaristia.

“Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato tu o Dio non disprezzi.
Nel tuo amore fa’ grazia a Sion,
rialza le mura di Gerusalemme.
Allora gradirai i sacrifici prescritti,
l’olocausto e l’intera oblazione.
Allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.”

Nel suo amore Dio ha concesso a noi peccatori il perdono e la grazia di rialzare le mura di Gerusalemme… il tempio ricostruito per sempre è in fatti il corpo di Gesù Cristo Risorto.

Il brano è tratta da “Un cantore medita i salmi”, acquistabile su Lulu cliccando qui.