Le sillabe con cui vengono indicati i sette suoni principali della nostra scala hanno un’origine ben precisa: esse non furono scelte a caso, ma vennero introdotte dal monaco benedettino Guido d’Arezzo (992 ca. – 1050 ca.). Questi infatti si accorse che in un inno
latino in onore a San Giovanni ogni metà verso iniziava con uno dei primi sei suoni della scala:

Ut queant laxis
resonare fibris
mira gestorum
famuli tuorum
solve polluti
labii reatum
Sancte Iohannes

“O San Giovanni, fa’ che i fedeli possano cantare a voce spiegata le cose mirabili che hai  compiuto, libera le loro labbra dalle impurità che le contaminano”.

ut queant laxis

L’uso di queste sillabe, che vennero presto chiamate “guidoniane” permetteva agli scolari ed ai cantori un più facile apprendimento della musica.

Più tardi poi, lungo il 1500 ed il 1600, la sillaba Ut venne sostituita per motivi di pronuncia in Do, per iniziativa dello studioso Giovan Battista Doni, che si servì appunto della sillaba con cui iniziava il suo cognome.
La sillaba Ut non scomparve del tutto, ma continuò e continua a venire utilizzata in Francia e nei paesi di lingua francese. A sua volta per la settima nota si adoperò, a partire dal 1650 circa, la sillaba Si dalle iniziali delle parole “Sancte Johannes”. In precedenza per tale nota si usava la lettera B in quanto, prima dell’introduzione delle sillabe di Guido d’Arezzo, tutte le note erano indicate con le lettere. Tali lettere sono ancora oggi utilizzate nei paesi di lingua tedesca ed inglese come Germania, Austria, Gran Bretagna e Stati Uniti.

I nomi delle note nei vari paesi

I nomi delle note nei vari paesi