Spesso ci si domanda se allenarsi con la ginnastica respiratoria possa favorire una maggiore capacità polmonare, come se l’obiettivo del cantante fosse quello di avere tanta aria da consumare. Ma il punto non è quello di dover ampliare la riserva di fiato, quanto di mantenere un buon tono della muscolatura respiratoria in modo da favorire le dinamiche di utilizzo del fiato.

La quantità d’aria inspirata è meno importante di una espirazione regolare, del dosaggio e della capacità di gestione della riserva d’aria.

Poiché il polmone, organo dotato di proprietà elastiche, tende a svuotarsi spontaneamente, nella maggior parte dei casi quando si canta è presente una pressione d’aria eccessiva sotto le corde rispetto a quella adatta all’intensità del suono da emettere. È allora necessaria una forza che contrasti la naturale tendenza del polmone allo svuotamento e riduca tale pressione.

L’appoggio è la componente che rallenta la spontanea risalita del diaframma (e quindi lo svuotamento polmonare) e utilizza l’azione dei muscoli intercostali esterni. Tale funzione interviene prevalentemente nella prima fase dell’espirazione e agisce sul grado di pressione sottoglottica, facendo sì che il ritorno del diaframma si adatti alle esigenze dell’emissione fonatoria (piani, forti, acuti, gravi, ecc).

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Il sostegno invece è quella componente attraverso la quale, esercitando una contrazione della muscolatura della parete addominale, si produce un aumento di pressione intraddominale che facilita la risalita del diaframma. Ciò si trasforma in un aumento della capacità di regolazione della pressione sottoglottica in tutti i momenti della espirazione, ma in prevalenza al termine.

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Nel corso della frase musicale, la pressione aerea diminuisce a causa del consumo d’aria. Per mantenere la pressione voluta nelle fasi successive dell’espirazione, il diaframma inizia a risalire accompagnato dall’azione degli addominali che intensificano sempre più il loro ruolo di sostegno verso la fine della frase musicale.

Se durante l’emissione la pressione espiratoria aumenta o diminuisce improvvisamente, il suono cresce o cala; se la pressione è irregolare il suono risulta tremolante. Cantare “sul” fiato significa cercare l’equilibrio tra le due componenti ed evitare gli sbilanciamenti appena descritti.

Che cosa succede se si eccede con l’appoggio?

Utilizzando prevalentemente l’appoggio, il diaframma è forzato all’abbassamento e non è in grado di controllare la pressione sottoglottica. In questo modo si determina un collassamento dello sterno e del torace (sensazione di oppressione) ed una rotazione in avanti delle spalle. Le conseguenze di tale atteggiamento sono una vocalità ‘pesante’ e un’intonazione spesso calante; gli attacchi sono presi con portamento e, soprattutto, è presente un vibrato ampio.

Che cosa succede se si eccede col sostegno?

Chi eccede nelle dinamiche di sostegno e rilascia subito il diaframma, per ottenere la pressione sufficiente a guidare l’espirazione, o potenziare l’intensità, è costretto a impegnare la muscolatura laringea estrinseca, cioè “a stringere di gola”. La laringe non può “trattenere” la pressione del fiato: non ha la forza per farlo. Per tale motivo il vibrato è a volte stretto e “caprino” e l’intonazione spesso crescente.

Articolo tratto da Musica & Liturgia (http://musicaeliturgia.wordpress.com)